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HCV genotipo 1,2 e 3, ottimi risultati dalla combinazione Daclatasvir-Sofosbuvir

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silence®
view post Posted on 28/1/2014, 10:55     +1   -1




24 gennaio 2014
www.pharmastar.it/index.html?cat=search&id=13665
La combinazione orale del daclatasvir con il sofosbuvir assicura il raggiungimento di una risposta virologica sostenuta in un’alta percentuale di pazienti HCV con genotipo 1, 2 e 3, incluso pazienti che non rispondono a terapie con telaprevir o boceprevir. E’ questo il risultato di uno studio pubblicato sulla rivista The new England Journal of Medicine.

E’ noto dalla letteratura che il trattamento con interferone pegilato e ribavirina è associato al raggiungimento di una risposta virologica sostenuta (SVR) nel 40% dei pazienti con infezione da HCV genotipo 1 e nel 75% dei pazienti con genotipo 2 o 3. Il boceprevir ed il telaprevir riescono ad aumentare tale percentuale nel caso del genotipo 1 ma aumentano anche gli eventi avversi.

Daclatasvir è il principale farmaco degli inibitori del complesso di replicazione NS5A e il sofosbuvir è un inibitore della polimerasi NS5B; entrambi vengono somministrati oralmente una volta al giorno e hanno una potente attività antivirale con un’ampia copertura genotipica. Sono, infatti, efficaci in pazienti con genotipo 1, 2 e 3 se il trattamento è combinato con interferone pegilato e ribavirina. Il sofosbuvir è efficace anche se combinato unicamente con la ribavirina.

In tale ricerca è stato valutato il trattamento con daclatasvir e sofosbuvir con o senza ribavirina in pazienti con genotipo 1,2 o 3 precedentemente non trattati oppure in pazienti precedentemente trattati con telaprevir o boceprevir ma con infezione HCV di genotipo 1.

I pazienti, reclutati in 18 centri degli Stati Uniti tra giugno 2011 e dicembre 2012, avevano un’età compresa tra i 18 ed i 70 anni e non mostravano cirrosi; sono stati esclusi pazienti con malattie croniche epatiche, con co-infezione da HIV o epatite B e pazienti che avevano interrotto il trattamento con telaprevir o boceprevir per eventi avversi

Lo studio ha reclutato 44 pazienti precedentemente non trattati e con genotipo 1 e 44 pazienti infetti con genotipo 2 o 3. Tutti i soggetti sono stati trattati per 24 settimane con daclatsvir orale alla dose di 60 mg una volta al giorno più sofosbuvir orale alla dose di 400 mg una volta al giorno, con o senza ribavirina (somministrata due volte al giorno alla dose di 1000-1200 mg/al giorno negli infetti con genotipo 1 e 800 mg/al giorno nei genotipi 2 e 3).

Il piano terapeutico nel dettaglio prevedeva più bracci di trattamento: braccio A e B, trattamento con sofosbuvir per una settimana e poi a questo si aggiungeva il daclatasvir per 23 settimane; braccio C e D, sofosbuvir e daclatasvir per 24 settimane; braccio E ed F, daclatasvir, sofosbuvir e ribavirina per 24 settimane. Nel braccio di trattamento A e B, la settimana iniziale solo con sofosbuvir era stata studiata per verificare se tale farmaco generando una soppressione iniziale dall’HCV poteva ridurre le varianti resistenti al daclatasvir

Lo studio è stato esteso includendo 123 pazienti con genotipo 1 che sono stati casualmente inseriti nel gruppo di trattamento con o senza ribavirina e trattati per 12 settimane, se non trattati in precedenza, o per 24 settimane se un precedente trattamento con telaprevir o boceprevir più interferone pegilato-ribavirina era fallito.

L’obiettivo principale era il raggiungimento della risposta virologica sostenuta (HCV RNA <25 IU per mL) 12 settimane dopo l’interruzione della terapia (SVR12). L’obiettivo secondario era la SVR a 4 e 24 settimane dopo la fine del trattamento. Sono stati valutati anche gli eventi avversi.

In totale, sono stati trattati 211 pazienti. I risultati ottenuti mostrano che il 98% dei pazienti precedentemente non trattati con genotipo 1 ed il 98% dei trattati in precedenza, senza raggiungimento della SVR, hanno ottenuto una SVR 12.

Il 92% dei pazienti con genotipo 2 e l’89% dei pazienti con genotipo 3 hanno raggiunto una SVR12. La risposta virologica sostenuta a 12 settimane è stata raggiunta anche in pazienti HCV nei sottotipi 1a ed 1b (98% e 100% dei pazienti, rispettivamente) e in quelli con genotipo IL28B CC e non CC (93% e 98% dei pazienti, rispettivamente) ma anche in pazienti riceventi o meno ribavirina (94% e 98% dei pazienti, rispettivamente).
Gli effetti avversi più comune sono stati: fatica, mal di testa e nausea.

In conclusione, questo studio mostra che attraverso il trattamento con la combinazione di un inibitore NS5A con un inibitore NS5B un’alta percentuale di pazienti infetti da HCV riesce a raggiungere la guarigione incluso pazienti che mostrano varianti per l’HCV resistenti agli inibitori delle proteasi.

Emilia Vaccaro
 
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