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Ipovitaminosi D legata a infezione da virus dell'epatite B

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view post Posted on 12/6/2013, 13:00     +1   -1




11 giugno 2013

I risultati di uno studio pubblicato online ahead of print sulla rivista Hepatology(organo ufficiale dell’American Association for the Study of Liver Diseases) hanno dimostrato come bassi livelli ematici di vitamina D (25(OH)D3) siano associati ad un’elevata carica virale sostenuta dal virus HBV in pazienti con epatite cronica B.

Lo studio ha peraltro dimostrato come le fluttuazioni stagionali fisiologiche di vitamina D correlino in modo inverso con i livelli ematici di virus HBV nel sangue, suggerendo l’esistenza di una relazione funzionale tra le due variabili.

Tali risultati, pertanto, aprono la strada all’esplorazione, in futuri trial clinici, di un possibile ruolo della supplementazione vitaminica come coadiuvante della terapia antivirale.

Nonostante la disponibilità di potenti vaccini, l’infezione da HBV rappresenta ancora una delle malattie infettive più significative. I pazienti con epatite B cronica con livelli di DNA virale >2000 IU/mL, transaminasi ALT elevate e almeno fibrosi moderata o infiammazione necrotica documentata mediante biopsie del fegato, richiedono il trattamento con terapia antivirale per evitare la progressione della malattia epatica in senso cirrotico, con tutte le complicanze correlate.

Il colecalciferolo è il precursore del calcitriolo, il metabolita bioattivo della vitamina D. Le fonti nutrizionali di colecalciferolo sono scarse, per cui nell’uomo il fabbisogno vitaminico proviene tramite sintesi nella pelle durante l’esposizione ai raggi ultravioletti. Per passare nella forma bioattiva, il colecalciferolo è idrossilato a 25-idrossi vitamina D (25(OH)D3) nel fegato e successivamente a 1,25-didrossivitamina D3 a livello renale. In questa forma (calcitriolo), la vitamina D esplica le sue molteplici funzioni biologiche.

“E’ noto come la vitamina D abbia un ruolo nel mantenere “in salute” il sistema immunitario e vi sono evidenze che ne suggeriscono un ruolo nelle malattie epatiche infiammatorie e metaboliche, compresa l’infezione dal virus dell’epatite C – scrivono gli autori nell’introduzione al lavoro. Ciò nonostante, non è ancora nota la relazione esistente tra il metabolismo della vitamina D e l’infezione cronica da virus HBV”.

Per colmare questo gap, è stato messo a punto uno studio ad hoc, nel corso del quale sono stati analizzati retrospettivamente i campioni prelevati da pazienti con HBV naive a qualsiasi trattamento in una clinica tedesca dal 2009 al 2012, fatta eccezione per quelli affetti da HIV, epatite C o D, abuso di alcol nonché tumori epatici o extra-epatici.

Oltre alla carica virale da HBV, i ricercatori hanno misurato anche i livelli di 25-idrossivitamina D, classificando lo status vitaminico:
• da deficit severo per livelli vitaminici <10 ng/ml
• insufficiente per livelli vitaminici >10 ng/ml ma < 20 ng/ml
• adeguato per livelli vitaminici >20 ng/ml

Su 203 pazienti considerati, i ricercatori hanno osservato che il 34% del campione presentava deficit vitaminico, il 47% mostrava livelli vitaminici insufficiente mentre solo il 19% aveva livelli nella norma. La concentrazione media di 25-idrossivitamina D era pari a 14,4 ng/ml.
Inoltre, lo studio ha documentato l’esistenza di una relazione inversa tra la carica virale da HBV e i livelli di 25-idrossivitamina D.

Nei pazienti con carica virale da HBV ridotta – meno di 2.000 UI per millilitro, una soglia ritenuta importante per l’assunzione di decisioni cliniche relative al trattamento – i livelli di 25-idrossivitamina D erano pari, in media, a 17 ng/ml.
Per contro, in quelli con carica virale più elevata (> 2.000 UI per millilitro) la media dei livelli di 25-idrossivitamina D scendeva, invece, a 11 ng/ml.

Lo studio ha mostrato anche come la carica virale da HBV era significativamente più bassa quando i campioni erano prelevati in primavera o in estate rispetto all’autunno o all’inverno.

Nel commentare i risultati del lavoro, gli autori invitano alla cautela nell’interpretazione dei risultati, in quanto le associazioni documentate non provano l’esistenza di una relazione causa-effetto, pur suggerendola.
Inoltre essi hanno tenuto a rimarcare che la coorte considerata di pazienti era composta da soggetti naive al trattamento, ragion per cui i risultati ottenuti nello studio non possono essere estesi a tutti i pazienti con HBV:

“Ciò nonostante – concludono – lo studio giustifica la messa a punto di nuovi trial aventi lo scopo di saggiare il valore terapeutico della vitamina D e dei suoi analoghi nell’infezione da HBV”.

Farnik H, et al "Low vitamin D serum concentration is associated with high levels of hepatitis B virus (HBV) replication in chronically infected patients" Hepatology 2013; DOI: 10.1002/hep.26488.

www.pharmastar.it/index.html?cat=search&id=11567
 
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