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200 evasori offshore italiani

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°baco°
view post Posted on 5/4/2013, 09:48     +1   -1




il beneficio del dubbio è d'obbligo, ma la notizia se confermata è a dir poco avvilente... :angry:
una collaborazione di testate giornalistiche internazionali promette di smascherare uno scandalo fiscale mondiale e a finire nell'inchiesta ci sono 200 nomi di evasori italiani, tra cui compare anche la Lila, lega italiana per la lotta contro l'Aids
a quanto pare sarà L'Espresso a pubblicare prossimamente i dettagli dell'inchiesta

[URL=http://www.ilmondo.it/top10/2013-04-04/inchiesta-paradisi-fiscali-200-italiani-nella-lista-degli-evasori_179529.shtml]

Edited by °baco° - 5/4/2013, 23:27
 
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view post Posted on 5/4/2013, 10:07     +1   -1




questa non è per niente una bella notizia...aspetto con ansia l'inchiesta e cercare di capire meglio la faccenda... Baco...riesci a postare meglio il link?? Non riesco ad andarci...grazie
 
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°baco°
view post Posted on 5/4/2013, 10:25     +1   -1




...non so, forse sbaglio io, ma non riesco a rendere linkabile l'indirizzo :huh: ... copio la notizia

°°° °°° °°°

Inchiesta paradisi fiscali, 200 italiani nella lista degli evasoriDomani il settimanale l'Espresso pubblica le prime quattro storie e nomi di chi avrebbe ricorso a conti offshore
Roma, 4 apr. Società offshore create nei paradisi fiscali delle Cook Islands e delle British Virgin Islands. Il settimanale "L'Espresso" nel numero in edicola domani pubblica in esclusiva per l'Italia l'inchiesta realizzata dal media network di Washington, The International consortium of investigative journalists (Icij), con la collaborazione di 86 giornalisti investigativi di 38 testate. Per la prima volta il pool investigativo di giornalisti è potuto entrare nei segreti della finanza offshore esaminando un database su 122mila società offshore, che fanno capo a due vere e proprie multinazionali ombra che muovono più di mille miliardi di dollari: somme in grado di destabilizzare l'economia del pianeta. E in questa rete, secondo l'inchiesta dell' 'Espresso', avrebbero un ruolo anche duecento cittadini italiani e vengono presentate le prime quattro storie.
Un trust delle Cook Islands, paradiso fiscale della Polinesia, che ha come "custode" Gaetano Terrin, all'epoca commercialista dello studio Tremonti. Una società offshore nelle Isole Vergini che indica come beneficiario Fabio Ghioni, coinvolto nello scandalo Telecom. Un complesso sistema finanziario legato a tre famiglie lombarde di imprenditori e gioiellieri i cui esponenti, interpellati, negano qualsiasi coinvolgimento. Infine un trust che riporta come direttori i commercialisti milanesi Oreste e Carlo Severgnini, che hanno incarichi professionali nei più importanti gruppi italiani.
Dai primi documenti esaminati ad esempio emerge il nome del commercialista Gaetano Terrin: nel settembre '97 è stato nominato "protector", ossia custode, del Claudius Trust, creato nelle Cook Islands dall'avvocato americano Adrian A. Alexander e rimasto in attività fino al 2006. Terrin oggi siede nel collegio sindacale delle Generali ma all'epoca lavorava nello studio di Giulio Tremonti, di cui si definiva "stretto collaboratore". E i file indicano come recapito proprio lo studio Tremonti di Milano. Ma Terrin spiega: "Ho accettato quell'incarico per amicizia, lo studio Tremonti non c'entra".
Nelle British Virgin Islands invece si trova un'altra società che ha come beneficiario Fabio Ghioni, già collaboratore della security Telecom condannato per spionaggio illegale. Agli atti c'è la sua qualifica, il numero del suo passaporto, ma Ghioni dichiara a "l'Espresso"di non saperne nulla. L'offshore, aperta sei mesi prima del suo arresto, risulta attiva almeno fino al 2009.
Un altro Trustee indica come amministratori due vip della piazza finanziaria milanese: i fratelli Oreste e Carlo Severgnini, commercialisti, professionisti che hanno avuto incarichi nei più importanti gruppi italiani e in passato anche consiglieri di Stefano Ricucci. A loro fanno riferimento pure altre due entità domiciliate nei paradisi fiscali. Invece Silvana Inzadi in Carimati di Carimate risulta avere dato vita nel 2002 a una complessa struttura di trust nelle Cook Islands che intreccia tre famiglie in una sorta di dynasty finanziaria. In prima fila, la stirpe dei Pederzani, titolari della gioielleria meneghina di via Montenapoleone, storici fornitori di ricche casate. Sono Claudio Pederzani, suo figlio Alberto jr e suo fratello Alberto sr. A questi si aggiunge Maria Cristina Agusta: figlia di Mario, fratello di Corrado e Domenico Agusta, esponenti della dinastia degli elicotteri, moglie divorziata di Claudio Pederzani e madre di Alberto jr.
Il secondo gruppo allinea i due discendenti diretti di Silvana Inzadi, Enrico e Daria Carimati di Carimate, nonché Ascanio, figlio di Enrico e Cristina Agusta, al suo secondo matrimonio. Segue il terzo nucleo: Daria, sposata con Pierre Luigi Camurati, i loro figli Nicolò e Cristiana, l'anno scorso convolata a seconde nozze con Aristide Merloni, uno dei figli di Vittorio Merloni. Con sorpresa, tra i beneficiari sono riportati anche tre enti caritatevoli: Unione italiana ciechi; Lila ossia Lega italiana per la lotta contro l'Aids e il Centro per il bambino maltrattato. I responsabili negano di sapere nulla del trust. E secondo fonti de "l'Espresso" averli indicati potrebbe essere solo un escamotage per evitare controlli della magistratura. Ma anche gran parte dei beneficiari della struttura offshore sostengono di non avere mai avuto a che fare con le società costituite nell'atollo polinesiano.
Int3
 
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view post Posted on 5/4/2013, 10:46     +1   -1




Va bene anche così...baco... Anzi...la mia pigrizia ringrazia :P Cmq il link è questo... Fai un semplice copia e incolla del link direttamente nel testo del messaggio...



www.ilmondo.it/top10/2013-04-04/inc...ri_179529.shtml

P.s. perdonami baco...hai ragione tu...il tuo numero di messaggi non ti permette al momento di linkare... E' una scelta della piattaforma e non nostra...


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Ok...la Lila ha già pubblicato una dichiarazione sul suo sito... :

Pubblicato Giovedì, 04 Aprile 2013 23:28


Abbiamo saputo dell'inchiesta dell'Espresso quando ci hanno contattato per uno scambio di informazioni su un "trust" in cui la Lila verrebbe indicata come benificiaria. Di cosa non si sa, dato che ci sarebbero, così ci è stato riferito, documenti riferiti a persone e luoghi ma non a transazioni di denaro. Transazioni che peraltro alla Lila non risultano, tantomento transazioni che facciano capo a un trust. Abbiamo da subito dichiarato la nostra totale estraneità alla vicenda.



L'inchiesta dell'Espresso è parte di un'inchiesta più vasta portata avanti da più di 40 giornalisti di decine di Paesi, sollevando scandalo vista la presenza di politici in quello che sembrerebbe un meccanismo globale di evasione fiscale. I giornalisti, tra cui l'Espresso, hanno avuto a disposizione parte di un "leak" di documenti riservati su aziende offshore e paradisi fiscali, riferita al proprio Paese, e a qualche anno fa, per poter fare le opportune verifiche. In Italia si è segnalata la presenza di alcune facoltose famiglie, alcune delle quali facenti riferimento a dei trust, in cui è registrata la presenza di alcune charity (oltre alla Lila ci sono "Unione italiana ciechi" e "Centro per il bambino maltrattato"). Perciò ci hanno chiesto un riscontro. Che è stato negativo.

La Lila Nazionale Onlus è una federazione che opera in assoluta trasparenza e con modalità assembleari e pubblica i suoi bilanci. Non riceve denaro dalle aziende farmaceutiche, vive di donazioni e lasciti e di 5 per mille.

Nei giorni scorsi all'Espresso è stata recapitata la seguente nota:

La Lega Italiana per la Lotta contro l'Aids respinge fermamente, fatte le opportune verifiche, ogni ipotesi di coinvolgimento in un qualsiasi Trust. La Lila non risulta ad alcun titolo beneficiaria di qualsiasi passaggio di denaro con le persone e le sigle a noi indicate dal giornalista dell'Espresso Leo Sisti, e si riserva, ove se ne presentasse la necessità, opportune azioni legali a tutela della propria onorabilità.

www.lila.it/it/notizie/353-trust-me.html
 
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view post Posted on 30/4/2013, 10:30     +1   -1




La Croce Rossa e Greenpeace "vittime"dei professionisti dell'evasione fiscale

LONDRA - Decine di associazioni di beneficenza, incluse tre italiane, vengono sfruttate a loro insaputa da evasori fiscali per nascondere i propri fondi all'estero e non pagare le tasse. Lo ha scoperto il Sunday Times, grazie alla soffiata di un anonimo informatore che ha fatto pervenire al giornale londinese 2 milioni e mezzo di documenti da uno dei paradisi fiscali usati dai grandi evasori. La truffa funziona così: si crea un "offshore trust", un fondo di investimenti collocato presso uno dei luoghi divenuti noti come paradisi fiscali, e si nomina come beneficiario un'associazione di carità. Tale status permette di sfuggire alla maggior parte dei controlli delle autorità del Regno Unito, così come di altri paesi. Ma in realtà l'associazione citata come beneficiario non ne sa nulla, e ovviamente non riceve alcun denaro dal fondo.

Tra le associazioni strumentalizzate dall'imbroglio ci sono la Croce Rossa, Amnesty International, Greenpeace, Cancer Research e molte altre. Fra queste, il Sunday Times ha trovato nei documenti che gli sono arrivati anche tre associazioni di carità del nostro paese: l'Unione Italiana Ciechi, il Centro Bambino Maltrattato e la Lega Italiana per la Lotta all'Aids. Tutte e tre, interpellate dal giornale britannico, hanno dichiarato che non erano a conoscenza del "trust" creato a loro presunto beneficio e che non hanno mai ricevuto da esso alcuna donazione. Come la Croce, Rossa, Amnesty e Greenpeace, scrive il Sunday Times, anche le tre associazioni di beneficenza italiane stanno ora considerando la possibilità di indire un'azione legale per chi si è appropriato illecitamente del loro nome e anche per vedere se, a questo punto, possono reclamare almeno una parte dei fondi nascosti a questo modo.

Le tre associazioni italiane sono citate come beneficiarie di un fondo di investimenti creato a Londra, afferma il giornale della capitale britannica, appositamente per "ricchi italiani". Nell'articolo del Sunday Times non viene nominato personalmente nessun individuo responsabile di questo tipo di imbrogli , tranne uno: Paul Hogan, l'attore australiano noto per avere interpretato la serie di film su "Crocodile Dundee", già indagato per evasione fiscale in altre circostanze, che avrebbe piazzato 34 milioni di dollari in un fondo offshore chiamato Carthage Trust, il quale citava come beneficiari la Croce Rossa. Hogan ha ammesso che si trattava di un imbroglio, commesso - a suo dire - per "proteggere la mia privacy".

Esperti citati dal Sunday Times indicano che potrebbero esserci decine di migliaia di "charity trust", ossia di fondi di investimento ufficialmente creati a beneficio di associazioni di carità, in realtà con il solo scopo di evadere le tasse. Le associazioni di beneficenza non hanno modo di controllare se qualcuno crea un "trust" a loro nome. Adesso, dopo lo scoop del domenicale londinese, il ministero del Tesoro britannico aprirà un'inchiesta per scoprire chi sono gli individui che, per non pagare le tasse, sfruttano il nome di chi cura i malati e protegge i deboli.

(28 aprile 2013)

http://www.repubblica.it/economia/2013/04/...cenza-57648829/
 
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*Loris*
view post Posted on 30/4/2013, 17:59     +1   -1




andiamo veramente bene ... oltre l'inganno pure la beffa ... se esiste una Giustizia dovrà fare pure gli straordinari :angry: :angry: :angry:
 
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5 replies since 5/4/2013, 09:48   317 views
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